Frammenti di tre giorni d'amore

Solo tre giorni fa ho scoperto che era morto 10 anni fa, mi ha lasciato come ricordo un film in italiano.

L'ho amata intensamente un pomeriggio a Vienna e un altro a Roma. Poi l'ho perso.

Per dimenticare mi sono ripetuto e chi non ama a Vienna?


La mia anima non si rassegna d’averla persa

E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio. 

"Sembra che a James Joyce sia stata raccontata quella storia da sua moglie, Nora Barnacle , originaria di Galway. Lì aveva un giovanissimo amante che le cantava `` The Lass of Aughrim '' e che morì di polmonite dopo un triste addio in una notte fredda e piovosa, in cui le disse che non voleva continuare a vivere se si fosse trasferita a la capitale. Joyce era profondamente scioccata, non ha mai lasciato quel ricordo. In una lettera a Nora , Joyce scrive nel 1909: “Un'ora fa cantavo la tua canzone, The Lass of Aughrim. Quando canto questa bella melodia comincio a piangere e la mia voce trema per l'emozione . "




Letra: If you'll be the lass of Aughrim As I am taking you mean to be Tell me the first token That passed between you and me O don't you remember That night on yon lean hill When we both met together Which I am sorry now to tell The rain falls on my yellow locks And the dew it wets my skin; My babe lies cold within my arms; Lord Gregory, let me in

'La ragazza di Aughrim'

Se sei la ragazza di Aughrim,
come intendo, intendi essere
Dimmi il primo segno
che è passato tra te e me.

La pioggia cade sulle mie ciocche gialle
E la rugiada bagna la mia pelle;
Il mio bambino giace freddo tra le mie braccia:
Lord Gregory mi ha fatto entrare.

Oh Gregory, non ricordi
una notte sulla collina,
quando ci siamo scambiati gli anelli dalle mani
dell'altro dolorosamente contro la mia volontà?
Il mio era d'oro battuto, il
tuo era solo di latta nera.


Oh, se sei la ragazza di Aughrim,
come suppongo che non dovresti essere.
Vieni dimmi l'ultimo segno
che è passato tra te e me.

Oh Gregory, non ti ricordi
Una notte sulla collina
Quando ci siamo scambiati i camici l'un l'altro,
dolorosamente contro la mia volontà?
Il mio era della multa olandese, il
tuo era solo di stoffa scotch.

"La storia racconta che Psamenito, re d'Egitto, essendo stato sconfitto e fatto prigioniero da Cambise, re di Persia, e vedendo con lui sua figlia, anch'essa prigioniera e trasformata in una serva che fu mandata a prendere l'acqua, tutti gli amici del re pianse e gemette intorno a lui mentre rimaneva senza dire una parola e con gli occhi fissi a terra; vedendo in quel momento che suo figlio veniva condotto alla morte, si mantenne nella stessa disposizione, ma avendo notato che uno dei suoi amici andava tra i prigionieri, cominciò a battere la testa per lasciarsi sopraffare dalla desolazione." Montaigne - Di tristezza)

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Gente di Dublino - The Dead (in italiano) - James Joyce un film del 1987 diretto da John Huston   l'adattamento cinematografico del racconto " The Dead ", appartenente all'opera Dubliners , di James Joyce

(...) In albergo, Gabriel, vedendo la moglie assorta e triste, le chiede il motivo del suo turbamento, e Gretta gli racconta che molti anni prima, quando trascorreva le vacanze a Galway dalla nonna, un ragazzo di diciassette anni, Michael Furey, innamorato di lei, le cantava spesso proprio quella canzone. Giunto l'autunno, il giorno prima che lei partisse per il collegio, pur gravemente malato era accorso nel suo giardino, sotto la pioggia, per rivederla ancora una volta, e dopo una settimana morì. Sopraffatta dall'emozione Gretta scoppia in singhiozzi e poi spossata si addormenta. Gabriel guarda fuori dalla finestra della stanza: la neve ha ripreso a cadere. Pensa al suo rapporto con la moglie e alla distanza fra i sogni romantici e la realtà; pensa alle persone care già scomparse e alle zie che presto se ne andranno pure loro. La neve avvolge pian piano ogni cosa.



Le note di una canzone rivelano a Gabriel dei sentimenti e un moto dell'anima, nella moglie Greta, a lui sconosciuti. Si apre una porta in cui l'amore... la vita... la morte si intrecciano e lasciano .. sgomento ....



ANALISI DEL RACCONTO "I MORTI" DI JAMES JOYCE

I morti è il racconto più famoso della raccolta Gente di Dublino scritta da James Joyce. 
Si tratta del racconto più lungo dell'intera opera, che la conclude e allo stesso tempo la riassume, riproponendo tra le sue righe tutti i temi già presentati dall'autore. Il titolo e il costante riferimento alla morte e ai morti non è casuale. La raccolta Gente di Dublino è fatta di racconti che possono essere divisi in quattro gruppi: infanzia, adolescenza, maturità e vita pubblica. I morti potrebbe far tranquillamente parte del quarto gruppo, ma in realtà è un epilogo, l'atto conclusivo dell'esistenza umana.

Come in tutti i racconti della raccolta, I morti ha come tema centrale la paralisi culturale e umana. Joyce ci descrive la grande festa tenuta a casa delle zie del protagonista, Gabriel Conroy, in una notte d'inverno. A questa festa sono presenti diverse generazioni, si va infatti dalle anziane zie alle giovani allieve, diverse appartenenze religiose e diverse idee politiche. Nonostante la grande diversità ideologica degli invitati, non si arriva mai né a un vero confronto, né a uno scontro, le discussioni politiche e religiose vengono infatti troncate non appena iniziano a generare attriti, per il resto si canta e si balla. Gabriel è il centro della festa, addirittura tiene il discorso di ringraziamento a tavola prima della cena, la lascia quindi soddisfatto di sé, sentendosi una persona realizzata e felice. Nel tragitto verso la camera d'albergo, ripensa ai momenti belli della sua storia d'amore con la moglie, con cui conta di fare l'amore non appena arrivato. In camera però accade l'imprevisto. Gretta, sua moglie, piange al ricordo di un suo vecchio spasimante, il giovanissimo Michael Furey, che per lei si ammalò e morì. Questa rivelazione rivela a Gabriel di essere solo un'ombra nella vita della moglie, non il vero amore, e di colpo realizza quanto sia vuota la sua intera esistenza. Da questa nuova consapevolezza nasce la riflessione finale del protagonista, che si rende conto di come tutte le persone che ha visto alla festa, che sembravano così felici o così realizzate, stiano in realtà percorrendo un inesorabile viaggio "verso occidente", cioè verso la morte. 

Ne I morti, come ho già detto sopra, il tema centrale è la paralisi. In tutto il racconto nessuno fa niente, non ci sono conflitti e quelli sul punto di nascere vengono subito bloccati. Gabriel torna in albergo con brame amorose che vengono spente dalla rivelazione di Gretta. Tutto è immobile e vuoto, anche la felicità del protagonista e la sua solidità si rivelano di fatto apparenti, non è un personaggio centrale nemmeno nella vita della moglie.
Un ruolo fondamentale nelle opere di Joyce è quello dell'epifania, una rivelazione improvvisa che nasce in una persona a causa di un evento apparentemente banale e che in lei fa esplodere una nuova consapevolezza riguardo la propria esistenza. In questo racconto di epifanie ce ne sono due: la prima la vive Gretta, che vede riaffiorare nella sua mente il ricordo di Michael Furey a causa di una canzone sentita alla festa, e ricorda così colui che fu il suo vero amore; la seconda è di Gabriel, che capisce di essere solo un'ombra nell'esistenza della moglie quando questa gli racconta della storia mi Michael, arrivando poi a comprendere la vuotezza della propria e delle altrui esistenze. 

In questo racconto si mescolano di continuo il mondo dei vivi e quello dei morti. Gabriel ha come antagonista principale Michael, che è morto molti anni prima, e a causa di questo vede sgretolarsi il suo mondo di false certezze. 
La scena finale del racconto parla della neve che cade indifferentemente sui vivi e sui morti. Molti in questa immagine hanno visto una sorta di redenzione, una via di fuga dalla paralisi in cui l'essere umano è invischiato. A me dà invece un'idea di inesorabilità, essa infatti cade incessantemente, senza curarsi della condizione di chi sta coprendo sotto la propria coltre. Inoltre Gabriel percepisce questa neve mentre "sprofonda" nel suo letto, cioè mentre si sta seppellendo nella propria mediocre normalità dopo averne preso consapevolezza. Più che una speranza, in queste immagini io vedo molta rassegnazione.

Francesco Abate






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